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Dal manicomio criminale alle REMS
Lo Shiatsu accompagna psichiatria
e giustizia.

di Bernardo Corvi
 
 

Il progetto per l’effettuazione di trattamenti presso la struttura di Casale di Mezzani nasce dalla volontà dell’Azienda USL di Parma, di inserire nei propri programmi educativi rivolti agli ospiti della struttura REMS del territorio anche la pratica dello Shiatsu la cui efficacia era già stata sperimentata nel corso di oltre quindici anni di progetti riconosciuti dal Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche. L’organizzazione del piano di lavoro nella struttura Casale di Mezzani, iniziato nel mese di Settembre 2015, si è rinnovata anche per tutto il 2016 e offre trattamenti a tutti gli ospiti della struttura, nessuno escluso. 


Con la legge 81 del 2014 è finita un'epoca, quella del trattamento penale del folle.
La repressione, una storia che nasce in parallelo ai manicomi per i non criminali, era fondata sull'internamento del reo folle / folle reo in manicomio criminale: luogo conosciuto con il nome di ospedale psichiatrico giudiziario (OPG).
L’attività, rivoluzionaria, delle REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza), si profila oggi non come un punto di arrivo ma come una straordinaria occasione per offrire un ulteriore stimolo di discussione e un decisivo impulso a pensare a una nuova cultura d’intervento.


Le strutture REMS rappresentano un progetto ammirevole che non ha riscontro in nessun altro stato del mondo. La loro missione è di accogliere e offrire cure a persone affette da patologie mentali che si rendono autori di reato in vista di un loro reinserimento sociale.


Presso la REMS si opera individuando programmi terapeutici e riabilitativi individualizzati con obiettivo di curare e sostenere gli ospiti anche attraverso l'approfondimento delle proprie capacità.


I “manicomi criminali” erano luoghi di vergogna non più vivibili. Un rapporto del comitato tortura dell'Europa parla di situazione di torture all'interno di alcuni OPG visitati, luoghi dove il malato di mente veniva punito maggiormente rispetto a uno non malato.
Non è bastata l'abolizione dei manicomi per sorpassare questa modalità, tant'è vero che dopo trenta anni gli OPG erano ancora presenti nel nostro territorio.
Si può guarire dalla pericolosità sociale? Chi è pericoloso, lo è per tutta la vita?
A queste domande le strutture intendono farsi garanti con iniziative che riconoscano i diritti di ogni persona: diritto all’assistenza, diritto di cittadinanza, diritti sociali.
Ogni attività rivolta agli ospiti della struttura, dunque, percorre una via che ha ben chiaro il fatto che il fascicolo giudiziario e la psicopatologia non possono essere gli unici elementi identificativi della persona.
Per sommi capi questa è la Mission di una REMS:

  1. Fornire aiuti materiali e strumenti per raggiungere l'autorealizzazione senza ledere la dignità della persona.
  2. É fondamentale la partecipazione della persona in tutte le fasi che riguardano la propria progettualità di vita.
  3. Ricostruzione di una propria identità sociale, combattendo lo Stigma sociale e anche all'interno della persona (Io non sono niente, non valgo niente.)

La società è pervasa da un senso d’impotenza rispetto al futuro, come una sensazione di binario morto, non solo per i giovani ma anche per insegnanti, educatori, terapeuti, magistrati e assistenti sociali. Ci si sta preparando solo a un’educazione alla sopravvivenza, non all’educazione come trasmissione di valori.


Ebbene…La collettività deve riconoscere la propria responsabilità nei confronti del disagio.


Se non ci si ferma sulle paure, ma si entra nei problemi i dilemmi, spesso, si riescono a risolvere.


La gente ha paura della malattia mentale e ha paura della criminalità; immaginiamoci della persona che abbina in sé criminalità e malattia mentale...

 

Eppure…là dentro, nelle REMS, grazie alle nostre pressioni abbiamo incontrato un mondo.


Per molte persone, utenti o operatori che fossero, l’esperienza è stata un evento nuovo non avendo mai ricevuto prima trattamenti di Shiatsu.


Abbiamo trovato massima disponibilità, aiuto e gentilezza da parte di tutti e questo ha aiutato tantissimo nel creare un ambiente rilassante e di ampia cooperazione.
È anche grazie a questa collaborazione che posso confermare che l’attuazione di questo progetto ha portato, per quanto ce ne riguarda e in relazione ai parametri di nostra competenza, ai risultati che c’eravamo prefissati.


In ogni luogo ci troviamo noi possiamo valutare il risultato del nostro lavoro attraverso l’aspetto della qualità della relazione umana, le dichiarazioni di piacevolezza rispetto al trattamento ricevuto, il senso di benessere sia fisico sia mentale che la persona dichiara, il fatto che la volta successiva la torni volentieri per ricevere un trattamento di Shiatsu.


Gli ospiti, dapprima sorpresi dalla nostra presenza, hanno pian piano cominciato a provare un senso di fiducia verso di noi e verso la nostra proposta. Questo ha permesso di effettuare i trattamenti, senza dover insistere particolarmente per convincere le persone a stendersi sui tatami.


Al senso di fiducia è seguito, immediatamente dopo, il riconoscimento dell’efficacia dell’esperienza. Oltre all’indubbio stato di rilassamento gli ospiti, nelle dichiarazioni redatte subito dopo i trattamenti stessi, affermavano di riconoscere allentamento delle tensioni, non solo muscolari ma anche psicologiche, un concreto sollievo di sintomatologie relative a dolori, blocchi muscolari, sollievo rispetto a stati d’inquietudine.
Sorprendentemente si è sviluppata una  “autorganizzazione” dei turni nelle coppie che venivano nella saletta destinata ai trattamenti. Non solo le persone negli ultimi incontri si sono autogestite ma, addirittura, abbiamo notato un sempre crescente rispetto per gli orari e senso della capacità di esprimere riconoscenza.


Quasi nessuno ha mai dimenticato di soffermarsi un momento con noi per condividere le proprie sensazioni e, soprattutto, nessuno si è mai dimenticato di ringraziare di cuore per ciò che aveva ricevuto.


Con il passare del tempo qualcuno ha riconosciuto, nel momento dedicato ai trattamenti, un’opportunità; ascoltare se stesso, valutare la propria condizione fisica, analizzare l’esperienza.


Qualcuno spontaneamente, spinto da un desiderio di condivisione, ha cominciato a raccontarsi cogliendo sentitamente anche alcuni degli aspetti fondamentali della pratica dello Shiatsu come, per esempio, la relazione umana profonda, il non giudizio, l’ascolto.
Ad un certo punto il momento dei trattamenti è diventato, dunque, un’occasione di confronto, di organizzazione spontanea, condivisione.


Diverse persone hanno dichiarato a fine trattamento, di aver sentito lentamente sciogliersi quella rigidità, ma anche quella rabbia, che provavano prima di stendersi.
Ogni volta G. mi ha donato una lettera, dopo aver ricevuto un trattamento: “Da ventidue anni sono privato della libertà”, mi ha raccontato subito dopo il primo trattamento.


Non posso non condividerne alcuni stralci.

 

 

…oggi è stata una grande giornata e Bernardo se n’è accorto; o meglio se ne sono accorte le sue mani così come se ne sono accorti i miei gangli nervosi…

 

…non si è discusso, si è “costruito insieme” e queste sono cose che fanno bene.

 

È giovedi. Martedì sera ro depresso, malinconico, quasi spaventato…oggi, invece…
Bernardo dice che per essere uno che si definisce “malato di mente” sono molto “avanti”. Credo sia solo un fatto di intensità dei momenti che si vivono.

 

…Bernardo dice che sono molto sensibile. Forse in me stesso lo sono veramente ma per quello che riguarda gli altri…sensibile? Fatto sta che oggi durante e dopo il trattamento ho provato e provo ancora dopo mezz’ora sensazioni completamente nuove. Sembra che nelle mani e nei piedi scorra un fluido che non ho mai sentito ma quella di oggi è una sensazione diversa.

 

…il bello di tutto questo è che non c’è qualcuno che insegna e qualcuno che impara. Ci sono solo persone adulte che conversano. Mettono cioè parte di se stessi e di quello che amano in una specie di contenitore comune che non è mai vuoto e non è mai pieno.

 

…ci tengo a precisare che, non avendo io le conoscenze tecniche in merito, non posso dire “come “ lo Shiatsu mi fa bene, però mi rendo conto che mi fa bene.

A Dio piacendo ne abuserò ad ogni occasione che si presenterà. Grazie!

 

Ciao, Bernardo. Tu hai parlato spesso della mia sensibilità: è la sensibilità di un erbivoro nella savana. La mia patologia psichica è catalogata come “Schizofrenia paranoide”. Io credo che schizofrenico possa essere un sinonimo di “disordinato” e su quello si può lavorare e ci sto lavorando. “Paranoide” è, invece, lo stare all’erta dell’erbivoro di cui sopra. Mi stupisco di come io paranoide, diffidente, sempre all’erta, sia sempre riuscito a rilassarmi a contatto di mani così forti, le tue. Ho notato che, fin dal secondo trattamento, tu hai sempre fatto in modo che io fossi trattato da te. Spero tu abbia avuto da me almeno quanto io ho avuto da te…. come ultimo pensiero vorrei dirti che, grazie a te, per me “Shiatsu” non è solo una parola, è un significato….

 
 
 


Da diverso tempo, ormai, vi è la certezza che fare interagire giustizia e psichiatria è un lavoro difficile ma anche necessario ed entusiasmante; è una questione civile, culturale e sociale, senza paura dell'altro o del diverso. Gli OPG erano solo osceni luoghi di detenzione in cui la maggior parte dei pazienti psichiatrici, per sopravvivere, erano costretti a mettere in atto meccanismi di legittima difesa quali identità delinquenziale, violenza auto ed eterodiretta poi ancora dormire… forse sognare. L'abuso di farmaci è una prassi comune all'interno del carcere proprio per estraniarsi, per scappare dalla sofferenza. I più fragili trovano rifugio nell’alienazione, cioè l’essere fuori.


Pochi comprendono che se perdi l'identità sei privo di tutto.

 

Il paradosso del lavoro di chi dovrebbe garantire la salute alle persone detenute in luoghi dove le persone si trovano a patire di una condizione inflittiva è una contraddizione. Le logiche manicomiali non possono più essere reiterate altrimenti anche la REMS ritorna a essere un manicomio criminale sotto mentite spoglie.
Per il nostro ordinamento, la pena dovrebbe essere solamente la limitazione della libertà personale. Tutte le cose aggiunte alla limitazione della libertà è una pena aggiunta, lo diceva Cesare Beccaria 250 anni fa.
Il problema non è solo il disturbo mentale ma la povertà. Povertà di valori, di opportunità...
Ricaduta e recidiva sono problemi importanti. Le persone rimandate in società in contesti senza redditi e o in condizioni sociali difficili sono a rischio.
La ricaduta in psichiatria è un effetto riconosciuto. La recidiva, invece, nei reati è un problema più grande.
Ecco perché il senso del recupero nella REMS è il senso della speranza; un’osservazione sulla tua persona, quello che puoi dare e quello che puoi essere. Persona, non reato
Dare un senso al luogo del nonsenso.
Ecco dove noi siamo a fare Shiatsu.

 

 
 
 
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