Il progetto per l’effettuazione di trattamenti presso la struttura di Casale di Mezzani nasce dalla volontà dell’Azienda USL di Parma, di inserire nei propri programmi educativi rivolti agli ospiti della struttura REMS del territorio anche la pratica dello Shiatsu la cui efficacia era già stata sperimentata nel corso di oltre quindici anni di progetti riconosciuti dal Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche. L’organizzazione del piano di lavoro nella struttura Casale di Mezzani, iniziato nel mese di Settembre 2015, si è rinnovata anche per tutto il 2016 e offre trattamenti a tutti gli ospiti della struttura, nessuno escluso.
Con la legge 81 del 2014 è finita un'epoca, quella del trattamento penale del folle.
La repressione, una storia che nasce in parallelo ai manicomi per i non criminali, era fondata sull'internamento del reo folle / folle reo in manicomio criminale: luogo conosciuto con il nome di ospedale psichiatrico giudiziario (OPG).
L’attività, rivoluzionaria, delle REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza), si profila oggi non come un punto di arrivo ma come una straordinaria occasione per offrire un ulteriore stimolo di discussione e un decisivo impulso a pensare a una nuova cultura d’intervento.
Le strutture REMS rappresentano un progetto ammirevole che non ha riscontro in nessun altro stato del mondo. La loro missione è di accogliere e offrire cure a persone affette da patologie mentali che si rendono autori di reato in vista di un loro reinserimento sociale.
Presso la REMS si opera individuando programmi terapeutici e riabilitativi individualizzati con obiettivo di curare e sostenere gli ospiti anche attraverso l'approfondimento delle proprie capacità.
I “manicomi criminali” erano luoghi di vergogna non più vivibili. Un rapporto del comitato tortura dell'Europa parla di situazione di torture all'interno di alcuni OPG visitati, luoghi dove il malato di mente veniva punito maggiormente rispetto a uno non malato.
Non è bastata l'abolizione dei manicomi per sorpassare questa modalità, tant'è vero che dopo trenta anni gli OPG erano ancora presenti nel nostro territorio.
Si può guarire dalla pericolosità sociale? Chi è pericoloso, lo è per tutta la vita?
A queste domande le strutture intendono farsi garanti con iniziative che riconoscano i diritti di ogni persona: diritto all’assistenza, diritto di cittadinanza, diritti sociali.
Ogni attività rivolta agli ospiti della struttura, dunque, percorre una via che ha ben chiaro il fatto che il fascicolo giudiziario e la psicopatologia non possono essere gli unici elementi identificativi della persona.
Per sommi capi questa è la Mission di una REMS:
- Fornire aiuti materiali e strumenti per raggiungere l'autorealizzazione senza ledere la dignità della persona.
- É fondamentale la partecipazione della persona in tutte le fasi che riguardano la propria progettualità di vita.
- Ricostruzione di una propria identità sociale, combattendo lo Stigma sociale e anche all'interno della persona (Io non sono niente, non valgo niente.)
La società è pervasa da un senso d’impotenza rispetto al futuro, come una sensazione di binario morto, non solo per i giovani ma anche per insegnanti, educatori, terapeuti, magistrati e assistenti sociali. Ci si sta preparando solo a un’educazione alla sopravvivenza, non all’educazione come trasmissione di valori.
Ebbene…La collettività deve riconoscere la propria responsabilità nei confronti del disagio.
Se non ci si ferma sulle paure, ma si entra nei problemi i dilemmi, spesso, si riescono a risolvere.
La gente ha paura della malattia mentale e ha paura della criminalità; immaginiamoci della persona che abbina in sé criminalità e malattia mentale...
Eppure…là dentro, nelle REMS, grazie alle nostre pressioni abbiamo incontrato un mondo.
Per molte persone, utenti o operatori che fossero, l’esperienza è stata un evento nuovo non avendo mai ricevuto prima trattamenti di Shiatsu.
Abbiamo trovato massima disponibilità, aiuto e gentilezza da parte di tutti e questo ha aiutato tantissimo nel creare un ambiente rilassante e di ampia cooperazione.
È anche grazie a questa collaborazione che posso confermare che l’attuazione di questo progetto ha portato, per quanto ce ne riguarda e in relazione ai parametri di nostra competenza, ai risultati che c’eravamo prefissati.
In ogni luogo ci troviamo noi possiamo valutare il risultato del nostro lavoro attraverso l’aspetto della qualità della relazione umana, le dichiarazioni di piacevolezza rispetto al trattamento ricevuto, il senso di benessere sia fisico sia mentale che la persona dichiara, il fatto che la volta successiva la torni volentieri per ricevere un trattamento di Shiatsu.
Gli ospiti, dapprima sorpresi dalla nostra presenza, hanno pian piano cominciato a provare un senso di fiducia verso di noi e verso la nostra proposta. Questo ha permesso di effettuare i trattamenti, senza dover insistere particolarmente per convincere le persone a stendersi sui tatami.
Al senso di fiducia è seguito, immediatamente dopo, il riconoscimento dell’efficacia dell’esperienza. Oltre all’indubbio stato di rilassamento gli ospiti, nelle dichiarazioni redatte subito dopo i trattamenti stessi, affermavano di riconoscere allentamento delle tensioni, non solo muscolari ma anche psicologiche, un concreto sollievo di sintomatologie relative a dolori, blocchi muscolari, sollievo rispetto a stati d’inquietudine.
Sorprendentemente si è sviluppata una “autorganizzazione” dei turni nelle coppie che venivano nella saletta destinata ai trattamenti. Non solo le persone negli ultimi incontri si sono autogestite ma, addirittura, abbiamo notato un sempre crescente rispetto per gli orari e senso della capacità di esprimere riconoscenza.
Quasi nessuno ha mai dimenticato di soffermarsi un momento con noi per condividere le proprie sensazioni e, soprattutto, nessuno si è mai dimenticato di ringraziare di cuore per ciò che aveva ricevuto.
Con il passare del tempo qualcuno ha riconosciuto, nel momento dedicato ai trattamenti, un’opportunità; ascoltare se stesso, valutare la propria condizione fisica, analizzare l’esperienza.
Qualcuno spontaneamente, spinto da un desiderio di condivisione, ha cominciato a raccontarsi cogliendo sentitamente anche alcuni degli aspetti fondamentali della pratica dello Shiatsu come, per esempio, la relazione umana profonda, il non giudizio, l’ascolto.
Ad un certo punto il momento dei trattamenti è diventato, dunque, un’occasione di confronto, di organizzazione spontanea, condivisione.
Diverse persone hanno dichiarato a fine trattamento, di aver sentito lentamente sciogliersi quella rigidità, ma anche quella rabbia, che provavano prima di stendersi.
Ogni volta G. mi ha donato una lettera, dopo aver ricevuto un trattamento: “Da ventidue anni sono privato della libertà”, mi ha raccontato subito dopo il primo trattamento.
Non posso non condividerne alcuni stralci.